Moto3. Lorenzo Dalla Porta campione del mondo 2019: "Per mia nonna e mio papà"

Moto3. Lorenzo Dalla Porta campione del mondo 2019: "Per mia nonna e mio papà"
Giovanni Zamagni
Dopo 15 anni (2004, Dovizioso), Lorenzo riporta il titolo della cilindrata minore in Italia: è il primo campione del mondo italiano della Moto3. "Se sono qui il merito è del mio babbo, Massimiliano: siamo una famiglia umile, le moto sono costose. Mia nonna Nicoletta sarà felicissima"
27 ottobre 2019

Chissà come proseguirà la carriera di Lorenzo Dalla Porta; intanto, il pilota toscano entra nel libro dei primati come il primo campione del mondo italiano della Moto3. Un record che non gli potrà togliere nessuno.

E, come i grandi, Lorenzo conquista il titolo vincendo anche la gara: con Aron Canet fuori gara per una caduta (la terza consecutiva, la seconda per colpa sua), avrebbe anche potuto accontentarsi di un piazzamento (gli sarebbe bastato arrivare 12esimo…), ma lui ha spinto ancora di più per salire per la terza volta - seconda consecutiva - sul gradino più alto del podio. Gran bravo ragazzo, Lorenzo, e ottimo pilota: grandissimo.

"Non mi rendo conto bene, non so cosa sia successo… Voglio andare a letto presto, per capire domani mattina quando mi sveglierò che non è un sogno. Sicuramente mi emozionerò: per il momento l’adrenalina vince su tutto. Ho perso la voce: dopo aver tagliato il traguardo ho urlato come un matto".

 

Poi hai incontrato tuo papà Massimiliano lungo la pista.

"Lui gridava ancora più forte di me, non sapeva neppure che avessi vinto la gara. Quando gliel’ho detto, ha urlato ancora più forte… Lui è stato fondamentale per la mia carriera, ci sono stati anni in cui non sapevamo come fare per correre: siamo una famiglia umile, non abbiamo tanti soldi, ma ce ne vogliono molti. Adesso siamo qui a festeggiare il mondiale: se non ho mai mollato è anche per merito suo".

Con Canet fuori, potevi anche anche accontentarti di un piazzamento.

"Quando l’ho visto fuori, ho pensato: o vinco o cado. Tanto mi sarebbero rimaste altre due gare per provare a conquistare il titolo. Stare in mezzo al gruppo era pericoloso, ho provato a spingere più forte, con una moto come sempre perfetta: la squadra ha fatto un gran lavoro. Devo molto al team Leopard: sono arrivato qui nel 2017 dopo una stagione difficilissima con la Mahindra, ma in due anni siamo arrivati al mondiale".

Un titolo da dedicare a chi?

"Prima di tutto a mia nonna Nicoletta, morta prima della Thailandia. Corro con il 48 in onore del suo anno di nascita, nel 2020 in Moto2 userò il 19 (il 48 era di Tomizawa ed è stato ritirato dalla Dorna, n.d.r.), l’anno della sua scomparsa".