MotoGP 2021. Il GP di Valencia. Valentino Rossi: "Che gusto aver portato tanti appassionati alle moto"

Giovanni Zamagni
La vigilia dell’ultima gara è giustamente tutta dedicata al 9 volte campione del mondo. Questa volta Dorna fa le cose per bene, portando nel paddock tutte le moto dei mondiali di Rossi. Poi una lunghissima conferenza stampa, con il campione sempre intelligente, ironico, interessante nelle sue risposte
11 novembre 2021

VALENCIA - E’ stato emozionante. Prima le moto con le quali ha conquistato il titolo, una vicina all’altra, alle quali Valentino Rossi, affiancato da Carmelo Ezpeleta, ha tolto i veli una alla volta.

Poi la lunghissima conferenza stampa, piena di piloti, team manager, addetti ai lavori e tutti quelli che hanno avuto il privilegio di poter entrare in una sala conferenza decisamente affollata e troppo piccola.

Poi le domande, le risposte di Valentino, sempre intelligenti, sempre acute, sempre divertenti: anche per questo motivo è il più grande di tutti, unico per carisma, come sottolinea anche Andrea Dovizioso. “Unico e irripetibile” sintetizza alla perfezione il Dovi. E’ così. Ecco quello che ha detto Rossi nella lunghissima e piacevole conferenza stampa.

“E’ stata una stagione particolare dopo aver annunciato il ritiro. Nelle ultime gare ho cercato di fare come sempre, come se fosse tutto normale, ma non è stato possibile. E’ stato un periodo di grande emozione, lo è stato anche oggi: bello rivedere tutte le mie moto, bello vedere tutti i piloti qui a questa conferenza, è bello che ci siano qui i piloti della VR46. Con tanti rivali ho lottato per tanto tempo, resteremo amici e avremo ottimi rapporti. Per quanto riguarda la pista, proverò a fare il massimo, sperando che domenica ci sia un buon tempo”.

C’era anche Alberto Puig quando hai tolto i veli alle moto: gli hai chiesto la “tua” Honda?

“A casa ho tutto le moto, a parte la Honda… La Yamaha del 2004 è nel mio bagno (risate, NDA), scusate nella mia camera da letto, la vedo ogni mattina quando mi sveglio. E’ stato bello vederle tutte insieme, ed è passato veramente un sacco di tempo: basti pensare che dall’ultima che c’era lì, sono passati dieci anni. E’ stata una strada lunga ed emozionante. Ho parlato con Alberto, anche perché quella 500 doveva essere la mia, mi era stata promessa, ma non mi è mai arrivata a casa. Ho il posto giusto dove metterla… Spero che Honda cambi idea e me la faccia avere, la tratterei bene, la terrei alla giusta temperatura”.

Siamo arrivati all’ultima gara: qual è la sensazione?

“Dopo l’Austria ho ricevuto tantissimi messaggi, molto belli, anche dai miei rivali di un tempo, da piloti del passato. Valencia per me è una pista speciale all’opposto: è chiaro che le sensazioni sono particolari. Cerco di fare come se tutto fosse normale, ma qui non lo è mai, perché è l’ultima gara dopo una stagione lunghissima. Da lunedì inizia un’altra vita ma io continuerò a correre in auto, cerco di godermi questo momento”.

Per che cosa vorresti essere ricordato?

“Credo che l’aspetto più bello è che tanti hanno iniziato a seguire la MotoGP grazie a me, il motociclismo è diventato più famoso non solo il Italia, ma in tutto il mondo. E’ chiaro che per un pilota conta soprattutto quello che succede in pista, ma questo aspetto mi piace molto”.

Alcuni circuiti hanno già fatto sapere che continueranno ad allestire una tribuna VR46: che effetto ti fa?

“Credo che ci sarà sempre tanta gente con il giallo e con il 46 sulle tribune: è fantastico per me e per la MotoGP. Io verrò a qualche gara, so già che sarà differente, ma non riesco a immaginare come mi sentirò a venire alle gare senza essere pilota, non so se mi divertirò o no”.

Domenica sarà 14/11/21: la somma dei tre numeri fa, incredibilmente, 46…

“Sapevamo di questa “cabala”, l’abbiamo scoperto qualche mese fa, non è stato facile convincere Dio. Devo dire che il 46 è ricorso tante volte nella mia vita, ci sono tante coincidenze con il 46. Magari è un segno del destino o solo un caso, comunque è qualcosa che si ripete”.

Hai qualche rimpianto?

“Avrei voluto vincere a tutti i costi il decimo titolo e sono anche stato abbastanza competitivo per riuscirci. Il mio ultimo titolo risale al 2009, ormai è una vita fa, ma ho continuato a essere veloce: sarei stato felice di conquistarlo nel 2015. Per la verità, il numero nove si ripete nelle mie statistiche, è un po’ come una maledizione: in MotoGP ho conquistato 89 vittorie, sono salito sul podio 199 volte. Quando a Jerez conquistai il 199esimo podio ho pensato che poteva essere l’ultimo. Volevo il 200esimo, ma non ce l’ho fatta. Ma non ho rimpianti”.

In questi ultimi giorni, hai capito meglio cosa hai fatto, cosa sei stato e cosa sei per la MotoGP?

“Sì, l’ho capito meglio. Come tutti i piloti, ho sempre visto la mia carriera come dentro a un tunnel, è molto difficile guardarsi indietro e capire cosa è successo attorno a te. Sei concentrato sui circuiti, su quella curva, su cosa fare per migliorare, mentre adesso capisco di più. E’ stato bello e sono orgoglioso di quello che ho fatto”.

Ti sei sentito altre volte vicino alla fine della tua carriera?

“Sì, in particolare nel 2012: non sapevo se avrei avuto la forza di ricominciare, ma poi sono andati avanti per altri dieci anni”.

Adesso hai un altro sogno da realizzare?

“Avere una buona vita, divertirsi, diventerò papà. Il mio sogno da piccolo era diventare campione del mondo in moto, adesso non è uno particolare”.

Come hai vissuto le rivalità in questi anni?

“In tutti gli sport, non solo nel motociclismo, la rivalità è qualcosa che non ti piace, ma è fantastica per superare i tuoi limiti e raggiungere qualcosa che hai dentro e che senza una rivalità non sai di avere. Nella prima parte della carriera ho vinto tanto, nella seconda ho perso tanto, ho avuto grandi rivalità: in Italia è stata grande quella con Biaggi, ma c’è stata anche quella con Stoner, Lorenzo, Marquez e con tutti i piloti degli ultimi anni. Tutte da ricordare in termini positivi”.

Non ti abbiamo mai visto piangere: lo farai domenica?

“Non so cosa accadrà domenica quando taglierò il traguardo, ma generalmente non sono uno che piange. Solitamente mi diverto, rido: è il mio carattere. Spero di non piangere nemmeno domenica”.

Cosa cambia per i ragazzi dell’Academy?

“Alle gare abbiamo passato tanti momenti insieme, belli e intensi. Durante le gare ci troviamo, guardiamo le prove, facciamo altre cose, è fantastico stare insieme il sabato e la domenica. Verrò ancora alle gare, spero di potermi portare il motorhome (Ezpeleta, in prima fila, gli garantisce già il posto nel paddock, NDA), organizzeremo questi incontri anche nel 2022”.

Quanto è dura pensare di smettere?

“Sicuramente è triste sotto certi aspetti, ma il momento più brutto è già passato: è stato quando ho deciso di smettere, a giugno è stata difficile. Se fossi stato più competitivo avrei continuato, invece ho dovuto smettere. Ma mi sento bene, provo a rimanere concentrato sulle gare”.

Cosa ti ha permesso di avere una carriera così lunga?

“Fisicamente sono stato fortunato: non so se è per una questione di DNA, ma sto bene, mi sento in forma e abbastanza giovane. Forse anche per una questione di carattere e poi mi è sempre piaciuto guidare, qualcosa che ho scoperto da bambino. Mi piace essere in competizione con gli altri, specie nelle moto, lavorare insieme alla squadra. E quando la domenica vai forte è una goduria, ci sono poche cose al mondo che ti danno quella felicità”.

Da lunedì perderai un po’ di questo sorriso?

“Non penso che cambierà tanto: forse sarà un po’ diverso da marzo, quando gli altri torneranno in pista. Ma farò delle altre cose, penso di svegliarmi nello stesso modo: già non sono così veloce ad alzarmi, se poi perdo un po’ di entusiasmo diventa dura…”.

La conferenza è finita, Valentino, però, non se ne va, vuole fare la foto con tutti i presenti, prima i piloti, poi gli uomini della Dorna, poi i team manager, quindi perfino con i giornalisti e i fotografi. Grazie Vale.

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