Valentino Rossi ad Alex Zanardi: “Il sorpasso al Cavatappi l’ho copiato da te”

Valentino Rossi ad Alex Zanardi: “Il sorpasso al Cavatappi l’ho copiato da te”
  • di Emanuele Pieroni
I due campioni si sono incontrati (virtualmente) a “Non Mollare Mai - Storie Tricolori”. Tanti gli aneddoti e i momenti divertenti
  • di Emanuele Pieroni
4 giugno 2020

Quando due monumenti del motorismo si incontrano, anche solo in videocall, spunti e sorrisi non mancano mai. E’ stato così anche per l’ultima puntata di Non Mollare Mai – Storie Tricolori, il Charity Show di RaiUno condotto da Alex Zanardi. Il multicampione  (di auto e di handbike) che si è affermato in due vite ha intervistato il nove volte campione del mondo di motociclismo, raccontando anche una curiosità: Valentino aveva in testa il sorpasso al cavatappi di Laguna Seca da tantissimi anni prima, dodici per l’esattezza, rispetto a quando lo ha fatto davvero, nel 2008, ai danni di Casey Stoner. Lo spunto per quell’idea matta che è poi diventata immagine iconica della MotoGP glielo aveva offerto proprio Alex Zanardi, che al cavatappi di quello stesso circuito aveva già fatto qualcosa di simile. Ma con una macchina da corsa. “Era il 1996 – ha raccontato Zanardi - e un ragazzino con un taglio di capelli decisamente eclettico e l’aria furbissima mi si avvicinò ad una festa della Clinica Mobile del Dottor Costa chiedendomi se fossi Alex Zanardi, quello del cavatappi”. Risposi che ero io, e quel ragazzino aggiunse: “Io a sorpassare lì c’ho provato con la moto e non ci si sta, ma come hai fatto a riuscirci con una macchina?”. Quel ragazzino era Valentino Rossi. Non aveva ancora vinto nulla, ma si preparava a vincere tutto. E anche a sorpassare Casey Stoner sul cavatappi di Laguna Seca, sfruttando cordoli, erba, terra e tutto quello che c’era un po’ più in là dell’asfalto.

“Il mio sogno – ha raccontato Valentino a Zanardi – è stato sempre quello di vincere un campionato del mondo. Poi sono andato oltre questo desiderio, perché all’inizio, oltre a quel sogno, non sapevo cosa aspettarmi. Sono stato bravo e fortunato. Anche per quel sorpasso al cavatappi, uno dei più belli della mia carriera e che, lo ammetto, ho copiato da te”. E’ felice, ma non appagato, anche se l’ipotesi di appendere il casco al chiodo è sempre in agguato: “Continuerò solo se riuscirò ad essere competitivo”. Insomma, passano i giorni e la posizione di Rossi resta sempre la stessa circa il suo futuro e il possibile approdo in Petronas. Possibile, ma non scontato. Anche perché nel mezzo c’è stato il Coronavirus. “Ho trascorso due mesi a casa – ha spiegato – facendo una vita che non ho mai fatto. Senza poter andare neanche al Ranch per ovvie ragioni ed è stato piuttosto noioso. Le moto e la vita del pilota mi sono mancate, ma ho potuto apprezzare anche tanti aspetti positivi”. 

Zanardi in una decina di minuti ha ripercorso tutta la carriera di Rossi, concentrandosi sulle positività, a cominciare dall’atteggiamento di chi tenta sempre, passando per i siparietti che negli anni hanno spettacolarizzato ancora di più le vittorie di Valentino e per il passaggio dalle certezze di Honda alla scommessa di Yamaha, fino all’esserci ancora, con la stessa voglia, a 40 anni. Un’età in cui la maggior parte dei piloti è in pensione da un pezzo. “Nella prima parte della mia carriera ho vinto tantissimo – ha aggiunto Rossi – quasi al punto che se per due gare non arrivavo primo mi davano del bollito. Poi, nella seconda parte, ho vinto molto meno e ho avuto anche grosse delusioni, ma ci sono state giornate che da sole sono valse più di interi campionati per la gioia e il divertimento che mi hanno dato. Rimpianti? Forse se fossi riuscito ad essere un po’ più politicamente corretto ne avrei tratto qualche vantaggio, ma non posso parlare di rimpianto. Credo che la cattiveria agonistica sia ciò che fa la differenza tra un pilota forte e un campione e se a volte ce ne ho messa è perché ha fatto parte del gioco e dell’istinto del momento”.