Africa Eco Race. D-8. Poskitt, KTM, nell’affresco di Tidjikja

Piero Batini
  • di Piero Batini
Si arriva all’ottava Tappa. Nel cuore della Mauritania uno dei tracciati più belli. Speciale durissima e con molta navigazione. L’ordine di partenza determina quello d’arrivo, Lucci apre, Botturi e Ullevalseter temporeggiano
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
16 gennaio 2020

Tidjikja, Mauritania, 15 Gennaio 2020. Andare a Tidjikja, e poi proseguire verso Tichit è uno di quei viaggi dai quali si “rischia” di non tornare indietro. Non subito, non prima di aver visto e sentito, non prima di essere andati all’antica biblioteca o all’incrocio con una carovana sulle rotte del sale. Falesie, depressioni, antichi laghi prosciugati, oceani di sabbia, onde di dune. Luce e tramonti da lasciare senza fiato. Uno dei luoghi più suggestivi al Mondo per chi ama la semplice bellezza del Deserto e la solennità della Mauritania.

Ci va la carovana di Africa Eco Race con l’ottava Tappa, e vi rimarrà per tutta la giornata successiva con l’unico “anello” della Corsa.

 

Tra Aidzidine e Tidjikja non è uno scherzo. 450 chilometri, quasi tutti di prova speciale. Briefing lapidario. Non fate conti troppo affrettati, non abbiate fretta e non fidatevi. La sabbia è molle, poco “porteur”, i consumi elevati, molte ore in moto assicurate. Infatti. Contro medie che superano abbondantemente i 100 all’ora, sull’ottava Tappa il conto scende drasticamente, il vincitore, Lyndon Poskitt, ci mette più di otto ore. Fate voi i conti!

 

Nicola Dutto
Nicola Dutto

Il "trenino"

L’ordine di partenza e la strategia “attendista” dei leader del Rally determinano lo sviluppo e l’arrivo della Tappa. Botturi e Ullevalseter non si scollano, ma nessuno dei due sembra fidarsi a prendere l’iniziativa. L’eventuale attacco è ancora rimandato.

 

Paolo Lucci, dal canto suo, rivelazione e vincitore della settima, se l’è andata a cercare. Ha vinto e deve aprire la pista nella Speciale più difficile tra quelle disputate fino a ora, probabilmente una delle più dure di tutta la Corsa.

Lucci apre la pista per tre quarti dello sviluppo della Tappa. Ben presto arrivano i bravissimi Lyndon Poskitt e Giovanni Gritti, più tardi anche Botturi e Ullevalseter.

La musica non cambia. Probabilmente ancora in ammirazione dell’exploit di Lucci del giorno precedente, nessuno assume l’iniziativa e tutti si accodano al “cicerone” toscano.

 

L’arrivo è di conseguenza. Vince Lyndon, Gritti è ancora secondo a due minuti. Ullevalseter e Botturi nell’ordine a dieci e dodici minuti e finalmente l’”autista” del convoglio, Paolo Lucci, che perde 14 minuti e una posizione nella Generale provvisoria. Nessuna critica. Questa è una delle “tattiche” più gettonate al juke box del Rally-Raid. Andare via da soli per il vantaggio di un pugno di secondi o il rischio di sbagliare ed essere puniti con una vita di ritardo è consigliere convincente.

 

Situazione stabile

A quattro tappe dalla fine del Rally la situazione non cambia. Botturi non riesce a distanziare Ullevalseter che resta a due minuti dal Gigante di Lumezzane. Si sta preparando una strategia del “massacro”, questo è chiaro, ma non è altrettanto chiaro quando questo andrà in scena e chi avrà la meglio nella tatticissima partita a due. Meno evidente il duello per il terzo gradino del podio. Ieri era di Lucci, oggi è di Poskitt. Lontani dalla testa della corsa, inglese e italiano sono separati da un quarto d’ora. Stare incollati e controllarsi vuol dire congelare la situazione, e certamente già una Tappa come l’anello di Tidjikja, 470 chilometri con la Speciale di 420 tra Tidjikja e Timlane, può essere una bella tentazione.

 

Bella e comunque indimenticabile. Il teatro della Tappa è il più suggestivo, e i Concorrenti transiteranno attraverso il Passo di Nega, mitica “bestia nera” di più di una Dakar africana. Solo una volta fu uno spasso… pioveva!

 

 

© Immagini AER – Alessio Corradini – Marcin Kin

Paolo Lucci
Paolo Lucci

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