Città 30, rallentare il traffico costa più di quanto immaginate. Conviene veramente? Lo studio

Città 30, rallentare il traffico costa più di quanto immaginate. Conviene veramente? Lo studio
Il Governo del Galles ha cercato di quantificare l'impatto economico del rallentamento del traffico nei centri urbani. Il modello Città 30 porterebbe quindi sì tanti benefici, ma con sé anche tanti costi
21 marzo 2024

Sulla Città 30 il dibattito è sempre stato molto acceso. A Bologna, sin dai primi minuti del rallentamento, scoppiarono le proteste e si pensò anche al referendum. Anche altre delle principali città italiane sembrano voler seguire il modello della Città 30, sia a Roma che a Milano le idee sembrano chiare

L'opinione pubblica continua a essere particolarmente divisa, c'è chi supporta la Città 30 e chi non la supporta, in pochi casi si trovano vie di mezzo. Sulla città 30 non sono mancate nemmeno le discussioni del Governo, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si è trovato infatti più volte a interfacciarsi  con i vari comuni, fino ad arrivare a firmare le direttive a cui i sindaci si devono attenere qualora ci fosse la necessità di rallentare il traffico in città.

Oltre ai benefici e alle problematiche legate al rallentamento dei flussi di traffico, ci siamo mai chiesti quanto può effettivamente costare far rallentare il traffico? A rispondere a questa domanda l'ambizioso studio del Governo del Galles, diffuso da Forbes.

Quanto costa rallentare

Il Galles ha introdotto il limite di velocità di 20 miglia all'ora sulla maggior parte delle strade urbane, limite che, di fatto, è paragonabile al ai 30 km/h evidenziati nel progetto Città 30. La modifica della velocità massima in città ha destato interesse per l'impatto economico di tale decisione.

Nel 2022, il governo ha tentato di quantificare l'impatto finanziario di questa nuova normativa, giungendo alla seguente stima: si prevede rallentare costerà circa 4,5 miliardi di sterline (5,3 miliardi di euro) al Governo del Galles fino al 2052. Tuttavia, la riduzione degli incidenti stradali e la loro gravità comporterebbe un risparmio stimato di 1,4 miliardi di sterline, l'abbandono dell'uso dell'auto a favore di mezzi più sostenibili, come la bicicletta o semplicemente lo spostarsi a piedi, porterebbe tradursi in 500 milioni di sterline, grazie alla riduzione delle emissioni, all'incremento della qualità dell'aria e al miglioramento della salute, con conseguenti impatti sulla produttività. Secondo lo studio anche il taglio dell'impatto ambientale derivante dall'uso dell'auto contribuirebbe a risparmiare alcuni milioni di sterline.

Ma quindi, conviene veramente?

Al netto di questi numeri, tuttavia, i benefici stimati sono inferiori ai costi previsti. Ci sarebbero spese aggiuntive, come la sostituzione della segnaletica stradale e le campagne di comunicazione, per alcune decine di milioni di sterline, mentre il maggior tempo impiegato nei trasporti comporterebbe un aumento dei costi stimato nell'ordine dei miliardi. La maggior parte degli spostamenti subirebbe un aumento massimo di circa minuti, ma questo sarebbe sufficiente a causare perdite finanziarie di 6,4 miliardi di sterline, di cui il 25% colpirebbe coloro che guidano per lavoro, come i corrieri.

Esistono dubbi sulla validità dello studio anche all'interno del governo stesso. Il vice ministro per il cambiamento climatico, Lee Waters, ha definito i dati "spazzatura", criticando la valutazione obsoleta dell'impatto ambientale. È lo stesso studio che riconosce le difficoltà nel calcolare tutti gli effetti della misura, ammettendo che alcuni potenziali benefici non possono essere quantificati a causa della mancanza di dati o dell'incertezza nelle prove disponibili. Ad esempio, nello studio, non è stato considerato il possibile “aumento degli acquisti al dettaglio dovuto alle maggiori possibilità di accesso, in particolare tra coloro che hanno difficoltà a muoversi”.

Aumento degli immobili

Se vi sembra strano vi crediamo, anche noi eravamo un po' scettici. Tuttavia sembra essere vero: se il traffico dovesse rallentare il valore degli immobili potrebbe salire. 

Su Forbes leggiamo che studi precedenti hanno dimostrato che la diminuzione del traffico è correlata a un rispettivo aumento dei prezzi delle proprietà. Todd Litman, fondatore del think tank canadese Victoria Transport Policy Institutescrive che “la maggior parte degli acquirenti di case preferisce abitazioni su strade con minore traffico e velocità più basse. Per questo motivo le case su strade a fondo chiuso hanno un prezzo più alto”. Ad avvalorare la tesi il premier gallese, Mark Drakefordche cita un’altra ricerca, secondo cui le 20 miglia all’ora farebbero risparmiare al sistema sanitario britannico 92 milioni di sterline all’anno, dato il minore tasso di incidentalità.

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Il costo cambia ma la sicurezza è universale

L'impatto economico del limite di velocità di 30 km/h varia da paese a paese, di circostanza in circostanza, tuttavia, il dato costante è quello del calo degli incidenti stradali. Uno studio condotto da Glenna Nightingale e Ruth Jepson dell'Università di Edimburgo ha dimostrato come il passaggio da 30 a 20 miglia all'ora nella capitale scozzese ha ridotto i sinistri stradali del 38%. Secondo Transport for London, l'ente pubblico che sovrintende al trasporto urbano di Londra, il numero di incidenti e di vittime e feriti gravi è diminuito del 25%. Anche a Bologna, il numero di incidenti è diminuito del 21% nelle prime due settimane dopo l'implementazione del limite di 30 all'ora, in linea con il 20% osservato dopo alcuni mesi a Bruxelles. Rallentare beneficia maggiormente gli utenti vulnerabili della strada categoria in cui, giusto qualche mese fa, sono stati inseriti i motociclisti.

Foto di Alexander Fox | PlaNet Fox da Pixabay

Contestare la fisica rimane difficile, i numeri sono oggettivi e ci comunicano un dato evidente, non confutabile. Considerando lo spazio di frenata e il tempo di reazione, chi viaggia a 30 km/h ha bisogno di 13 metri per fermarsi, mentre chi va a 50 km/h ne ha bisogno di 28.

Un'altra certezza è che gli incidenti stradali comportano costi elevati. Nel 2022, in Italia, secondo i dati dell'Istat, sono stati registrati 165.889 incidenti con lesioni a persone, di cui il 73,4% si è verificato su strade urbane. Il costo sociale, che include danni alla produttività dovuti a morte o infortuni, danni morali e fisici, spese per ricovero e pronto soccorso, danni materiali e costi amministrativi, è stato di 17,9 miliardi di euro, pari allo 0,9% del PIL.

Il ministero dei Trasporti stima che il costo sociale per ogni persona deceduta sia di 1,813 milioni di euro, mentre per un ferito grave è di 467.000€ e per un ferito lieve di 8.519€. Secondo il Consiglio europeo per la sicurezza dei trasporti (European Transport Safety Council), un'organizzazione no profit che si impegna a ridurre il numero di vittime degli incidenti stradali in Europa, tra il 2013 e il 2022 i 27 paesi dell'Unione europea hanno beneficiato di un risparmio complessivo di 104 miliardi di euro grazie alla diminuzione del numero di morti sulle strade.

Fonte: Forbes

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