Il circuito di Ospedaletti, i campioni e le moto

Il circuito di Ospedaletti, i campioni e le moto
Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
La rievocazione di una gara ormai nella leggenda ci dà l'occasione per raccontare cos'era quella competizione e per mostrare alcune delle moto più belle viste lo scorso fine settimana
  • Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
8 settembre 2016

Per lungo tempo sul circuito stradale di Ospedaletti si sono svolte gare di grande importanza, sia automobilistiche (fino al 1951) che motociclistiche. Queste ultime nel dopoguerra hanno visto impegnate ufficialmente grandi case e fior di piloti ufficiali, oltre ai migliori privati dei vari periodi. Il primo Gran Trofeo Motociclistico Sanremo è del 1947 e l’ultimo del 1972. In quanto a numero di vittorie tra i piloti spiccano Agostini (10), Taveri (5), Parlotti e Provini (4), seguiti di Read e Pasolini (3). Tra le case primeggia la MV Agusta (12 successi) seguita dalla Gilera (8); la Honda e la Guzzi hanno vinto sei volte ciascuna e la Benelli e la Yamaha cinque.

Dal 2008 hanno iniziato a svolgersi le rievocazioni storiche, che hanno conosciuto un successo via via crescente, fino ad arrivare all’edizione attuale, che ha visto sfilare sul percorso ligure, in una cornice incantevole, grandi campioni in sella a moto straordinarie. Potrebbero essere sufficienti nomi come Jim Redman (sei volte campione del mondo negli anni Sessanta in sella alle Honda a quattro e a sei cilindri), Remo Venturi, che tanti successi ha ottenuto in sella alle Mondial, alle MV Agusta e alle Bianchi, Benedicto Caldarella, che ha legato il suo nome alla Gilera 500 a quattro cilindri, e Gianfranco Bonera, protagonista di grandi stagioni in sella alle MV Agusta. Ma c’erano anche altri assi come Pier Paolo Bianchi, Piercarlo Borri, Roberto Gallina e tanti ancora, tra i quali grandi specialisti della montagna e dei campionati juniores, una volta così importanti e combattuti. E, per completare la scena, anche un paio di grandi campioni di un passato relativamente vicino, come gli anni Ottanta: il sempre brillante Carlos Lavado (due mondiali 250) e Freddie Spencer (due mondiali 500 e uno 250), tornato in ottima forma, come dimostrato pure dal fatto che percorreva tutto il rettifilo del traguardo in impennata.

Se è stato bello vedere nuovamente questi straordinari personaggi, per gli amanti della tecnica poter osservare da vicino le moto che c’erano a Ospedaletti lo è stato ancora di più. Non solo perché erano numerosissime, arrivate anche da nazioni come la Spagna, la Francia e la Cecoslovacchia, e perché tra di esse c’erano svariate delle più importanti protagoniste delle gare di una volta (come le MV Agusta, le Mondial bialbero e le Benelli a quattro cilindri), ma anche perché erano presenti alcuni pezzi unici o quasi. E proprio su di essi sembra opportuno focalizzare l’attenzione.

 

Le moto di spicco

 

La OSSA 250 è stata una straordinaria protagonista del mondiale del 1969, anno nel quale ha anche vinto a Ospedaletti. Quella portata alla rievocazione da alcuni appassionati spagnoli era la versione con raffreddamento ad acqua. Nella foto spicca il telaio monoscocca in lega leggera
La OSSA 250 è stata una straordinaria protagonista del mondiale del 1969, anno nel quale ha anche vinto a Ospedaletti. Quella portata alla rievocazione da alcuni appassionati spagnoli era la versione con raffreddamento ad acqua. Nella foto spicca il telaio monoscocca in lega leggera

Poter vedere la leggendaria OSSA monocilindrica da Gran Premio non capita tutti i giorni. Credo che sia la prima volta, da quando nel 1970 la casa spagnola si è ritirata dalle competizioni, che questa moto viene portata a una manifestazione italiana. Si tratta di una 250 con motore monocilindrico a due tempi progettata nel 1966 da Eduardo Giro, che ha esordito nel GP di Spagna dell’anno successivo. La sua storia è legata indissolubilmente a quella del grande Santiago Herrero, che ha lottato fino all’ultimo per la conquista del titolo iridato nel 1969 (mancato di poco, a causa di una caduta e dei suoi postumi), anno nel quale si è imposto in tre Gran Premi. Il motore aveva un alesaggio di 70 mm e una corsa di 65 mm; l’ammissione era a disco rotante, il raffreddamento ad aria e la potenza di circa 42 cavalli a 11.000 giri/min. Grande punto di forza della moto, che a secco pesava solo 98 kg, era la parte ciclistica, con un telaio monoscocca in lega leggera aeronautica (che veniva acquistata dalla Martin Marietta di Baltimora), nella cui struttura scatolata era incorporato il serbatoio del carburante. La Ossa ha vinto a Ospedaletti la gara delle 250 nel 1969.

Alcuni appassionati spagnoli hanno portato alla rievocazione, svoltasi pochi giorni fa, un esemplare dell'ultima versione, dotata di raffreddamento ad acqua, che è stata impiegata solo di rado e che pare erogasse 45 cavalli. Sarebbe stata un’arma eccezionale, ma la tragica fine di Herrero al Tourist Trophy del 1970 ha posto fine per sempre alla attività della casa spagnola in campo velocistico.

 

Di Morini 250 bialbero alle manifestazioni storiche se ne vedono; in giro infatti ce ne sono alcuni esemplari, variamente conservati. Quello che è stato portato a Ospedaletti da Marzio Provini, figlio dell’indimenticabile Tarquinio, era però assolutamente unico. La Morini lo aveva dato al grande campione piacentino sul finire del 1960, mentre nel reparto corse i suoi tecnici mettevano a punto la nuova 250, dotata un telaio completamente ridisegnato e di un motore profondamente riveduto, nel quale spiccava la lunga coppa dell’olio. La prima versione della bialbero da GP, che aveva esordito trionfalmente a Monza nel 1958, era dotata di un telaio più alto, oltre che di struttura differente; inoltre il motore aveva l’albero a gomito che ruotava all’indietro e la lubrificazione a carter secco.

La Morini 250 bialbero portata a Ospedaletti da Marzio Provini non era quella che siamo abituati a vedere. Si tratta infatti di un prototipo del 1960 con telaio primo tipo fortemente modificato anche con aggiunta di elementi tubolari nelle zone anteriore e posteriore
La Morini 250 bialbero portata a Ospedaletti da Marzio Provini non era quella che siamo abituati a vedere. Si tratta infatti di un prototipo del 1960 con telaio primo tipo fortemente modificato anche con aggiunta di elementi tubolari nelle zone anteriore e posteriore

Quella che è stata possibile osservare sul circuito ligure è una 250 prototipo, mai impiegata in gara, con un telaio del primo tipo fortemente modificato, anche mediante aggiunta di tubi di rinforzo nelle zone anteriori e posteriori della culla, e con un motore a carter secco dotato di una testa a tre valvole! Una autentica chicca, anche se non è dato sapere quanti se ne siano accorti… La Morini ha vinto quattro volte a Ospedaletti (tre con Provini e una con Agostini).

 

Un altro “pezzo” di straordinario interesse (ma già esibito in almeno un’altra manifestazione) era la Mondial-Paton 125. Si tratta della prima moto realizzata da Giuseppe Pattoni nella sua officina, con testa e cilindro disegnati da Lino Tonti e parte inferiore di un motore Mondial (casa per la quale Pattoni lavorava in precedenza). Quando l’azienda dei fratelli Boselli ha cessato l’attività agonistica, alla fine del 1957, Pattoni ha ricevuto diverso materiale del reparto corse (che si trovava a Bologna). Ciò gli ha consentito di fabbricare nel 1958 le sue prime moto da competizione, e quindi di dare inizio alla sua attività di costruttore. Su una Paton 125 Mike Hailwood ha corso nel Tourist Trophy del 1958 e Milani si è imposto a Ospedaletti nel 1961.

La Paton 125, nota anche come Mondial-Paton, è stata la prima moto da GP realizzata da Giuseppe Pattoni. È stata condotta da Mike Hailwood nel Tourist Trophy del 1958 e ha vinto a Ospedaletti con Milani nel 1961
La Paton 125, nota anche come Mondial-Paton, è stata la prima moto da GP realizzata da Giuseppe Pattoni. È stata condotta da Mike Hailwood nel Tourist Trophy del 1958 e ha vinto a Ospedaletti con Milani nel 1961

La 125 vista alla rievocazione ligure aveva il basamento e la serie di ingranaggi della distribuzione, disposti verticalmente in una apposita cartella, di una Mondial monoalbero del 1955 e la primaria e il coperchio laterale sinistro di un motore del 1956. La testa e il castello nel quale erano alloggiati i due alberi a camme e la cartella orizzontale contenente i relativi ingranaggi erano quelli progettati da Tonti e lavorati da Pattoni. Questa moto aveva un alesaggio di 53 mm e una corsa di 56,4 mm ed erogava circa 18 cavalli a 11.000 giri/min.