Le moto e le auto, di qualità, di Suzuki

Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
La Suzuki non è la prima come volumi produttivi ma in fatto di qualità è senz’altro al top in entrambi i settori
  • Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
20 febbraio 2021

Quando ha cominciato la sua attività in campo motociclistico la Suzuki era già una industria di ragguardevoli dimensioni, che dal lontano 1909 produceva telai e macchinari per l’industria tessile.

Nel 1952 ha iniziato costruendo un motore ausiliario per biciclette di 36 cm3 denominato Power Free, che ha avuto grande successo. La prima moto completa è stata la Colleda 90, apparsa due anni dopo e rapidamente evolutasi nella ST 125. Nel 1956 è stata la volta della prima bicilindrica.

Negli anni Sessanta la Suzuki è stata una delle principali protagoniste del campionato mondiale di velocità, conquistando 8 titoli iridati (6 nella classe 50 e 2 nella 125).
Le sue moto da competizione erano tutte a due tempi (come i modelli di serie) e avevano tutte l’ammissione a disco rotante. Inizialmente il raffreddamento era ad aria ma poi è arrivato quello ad acqua.

Le monocilindriche utilizzate inizialmente sono presto state sostituite da più performanti bicilindriche. Nella classe 250 ha fatto scalpore la RZ con quattro cilindri disposti in quadrato che ha esordito nel GP del Giappone del 1963. Pur essendo potentissima, non è riuscita a imporsi contro le Honda e le Yamaha ma ha mostrato una strada di grande importanza, che la casa ha ripreso negli anni 70 per le sue formidabili e plurivittoriose RG 500. L’evoluzione della 125 invece si è conclusa con la splendida RS 67, il cui motore aveva quattro cilindri disposti a L.

La GT 750 del 1971 è stata la risposta della Suzuki alla Honda 750 Four. Il motore tricilindrico a due tempi raffreddato ad acqua  disponeva di 67 CV a 6500 giri/min. Il modello da corsa da esso derivato (TR 750) è arrivato ad erogare oltre 110 cavalli
La GT 750 del 1971 è stata la risposta della Suzuki alla Honda 750 Four. Il motore tricilindrico a due tempi raffreddato ad acqua disponeva di 67 CV a 6500 giri/min. Il modello da corsa da esso derivato (TR 750) è arrivato ad erogare oltre 110 cavalli

Mentre si stava facendo conoscere a livello internazionale grazie ai suoi successi nei Gran Premi la Suzuki ha continuato la sua espansione su tutti i mercati mondiali con modelli dalle eccellenti caratteristiche e in grado di fornire ottime prestazioni. A quelli di piccola cilindrata col tempo se ne sono andati ad aggiungere altri più grandi.
Nel 1968 è entrata in scena la bicilindrica Titan di 500 cm3, della quale è stata anche realizzata una valida versione da corsa (TR 500).

All’inizio degli anni Settanta sono arrivate le tricilindriche GT 750, 550 e 380, sempre con motore a due tempi. Il modello di maggiore cilindrata era raffreddato ad acqua e ha dato origine anche a una versione destinata alle gare del trofeo 750, varato dalla FIM.
Si trattava della TR 750, che è arrivata ad erogare oltre 110 cavalli. Le altre due moto erano raffreddate ad aria e si sono rivelate esse pure robuste e in grado di fornire prestazioni più che buone (la 380 per un certo periodo è stata quasi imbattibile nelle gare in salita).

L’attività agonistica ai massimi livelli è ripresa con la straordinaria RG 500 a quattro cilindri in quadrato e con ammissione a disco rotante, che ha davvero segnato un’epoca. Fin dal suo esordio, avvenuto nel 1974, questa moto si è messa in mostra per le eccezionali doti velocistiche. In seguito sono arrivati quattro mondiali (1976, 1977, 1981 e 1982) e inoltre la RG 500 è diventata l’”arma” di praticamente tutti i piloti privati.

La RG 500 Gamma, prodotta tra il 1985 e il 1989, è stata una autentica moto da competizione messa su strada. Il suo motore a quattro cilindri in quadrato (qui mostrato) era strettamente imparentato con quello da Gran Premio vincitore di quattro mondiali. Dotato di ammissione a disco rotante e di risonatori allo scarico, erogava 95 CV a 9500 giri/min
La RG 500 Gamma, prodotta tra il 1985 e il 1989, è stata una autentica moto da competizione messa su strada. Il suo motore a quattro cilindri in quadrato (qui mostrato) era strettamente imparentato con quello da Gran Premio vincitore di quattro mondiali. Dotato di ammissione a disco rotante e di risonatori allo scarico, erogava 95 CV a 9500 giri/min

Nella prima metà degli anni Settanta i vertici della casa si sono resi conto che per realizzare modelli di grossa cilindrata in grado di imporsi sul mercato occorreva passare al quattro tempi.
Sono così apparse la GS 750 (presentata nel 1976) e la GS 1000 (1978), entrambe con distribuzione bialbero. Il passaggio alle quattro valvole per cilindro è avvenuto nel 1980 con i modelli della serie GSX.

Al salone di Colonia del 1984 è stata presentata la sportivissima GSX-R 750 con raffreddamento misto aria-olio (sistema SACS) e per la Suzuki è cominciata una nuova era. Varie generazioni di moto con questa sigla si sono succedute, con motori e ciclistiche via via rivisitati o completamente riprogettati. Il raffreddamento ad acqua è arrivato nel 1992 e il passaggio dalle canne riportate in ghisa a quelle integrali con riporto galvanico è avvenuto nel 1996, quando la catena di distribuzione è stata piazzata lateralmente (prima era centrale).

Negli anni Ottanta l’evoluzione della tecnica ha portato i costruttori delle 500 da GP ad impiegare motori con quattro cilindri disposti a V e dotati di ammissione lamellare. Per essere competitiva pure la Suzuki a un certo punto ha adottato questa architettura costruttiva. Sono così arrivati due altri mondiali (1993 e 2000), contro avversari formidabili, che nei loro programmi agonistici avevano investito mezzi e risorse assai maggiori.

L’odierna GSX-R 1000 viene offerta anche con vesti estetiche che ricordano i grandi successi Suzuki del passato. Questa ha la colorazione e il numero di gara di Schwantz (1993). Il motore ha un alesaggio di 76 mm e una corsa di 55,1 mm ed eroga 204 CV a 13200 giri/min
L’odierna GSX-R 1000 viene offerta anche con vesti estetiche che ricordano i grandi successi Suzuki del passato. Questa ha la colorazione e il numero di gara di Schwantz (1993). Il motore ha un alesaggio di 76 mm e una corsa di 55,1 mm ed eroga 204 CV a 13200 giri/min

La Suzuki è entrata nel settore automobilistico nel 1955 con una minivettura azionata da un motore bicilindrico a due tempi. Si trattava della Sunlight 360 che ha iniziato ad essere costruita in serie, e in numeri rilevanti, solo a partire dal 1961.

Aveva invece un motore a tre cilindri (sempre a due tempi ma con raffreddamento ad acqua) la Fronte 800 del 1964. La casa ha continuato a costruire utilitarie di piccole dimensioni con motori a due tempi fino a metà degli anni Settanta, per passare quindi con decisione a quelli a quattro tempi.

Si trattava di tricilindrici e quadricilindrici in linea con distribuzione monoalbero, partendo dai quali sono stati sviluppati via via modelli con cilindrate aumentate e teste bialbero, anche a quattro valvole per cilindro. È iniziata così una crescita che non ha conosciuto soste, ha visto la nascita di stabilimenti di produzione in diverse nazioni del mondo e la comparsa di vetture di grande successo, i cui nomi sono da tempo ben noti a tutti gli appassionati.

 

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