Max Temporali: che anni quelli della 125SP!

Max Temporali: che anni quelli della 125SP!
L’ex pilota e commentatore TV ripercorre i duelli nella ottavo di litro SP. Fra amici, piloti e ricordi dell’adolescenza
21 gennaio 2015

Punti chiave

I nostri amici di 125Stradali stavolta hanno “beccato” nientemeno che Max Temporali. In quest’intervista, l’ex pilota – il suo curriculum annovera la 125SP, ma anche il trofeo Naked, quello Yamaha SZR e diverse altre esperienze fra supermono e 250 a due tempi – e commentatore televisivo ci racconta la magia della Sport Production primi anni 90 in sella all’Aprilia AF1 e alle Cagiva Mito del team Lusuardi.

Generalmente tendo ad avere un po’ di timore quando intervisto i piloti. Non è facile, bisogna prenderli al momento giusto, visto che molti sono personaggi particolari. Stavolta invece mi sono rilassato. Perché, vi chiederete. Mistero presto svelato, stavolta è il turno del mio amico Massimo “Max” Temporali, conosciuto nel lontano 2008 durante una gara del Campionato Italiano Velocità in Salita. Per me era già un idolo a quei tempi ma decisi di appendere il suo poster in camera quando, in testa alla gara del Campionato Naked, lo sentii sul rettilineo di Misano suonare il clacson della sua Aprilia Tuono per rendere noto a noi del pubblico quanto fosse di serie la sua moto. Un grande!

Lo tempestai di domande, e da quel giorno abbiamo continuato a sentirci di tanto in tanto. Lui mi ha sempre chiamato “l’Enciclopedia della Moto” perché mi ricordavo di tutto quello che aveva fatto, cosa aveva testato e quando. Questa intervista si è svolta durante il MadMax Day 2014, dove Max ha risposto in sella ad una Aprilia AF1 Sintesi Sport con cui a fine intervista ci ha promesso ci accompagnerà in uno dei raduni organizzati dal 125Club Italia.

Max, puoi spiegare che cos’è stata per te la classe 125?

«Ho ricordi infiniti, belli e brutti. Brutti se analizzo quello che facevamo a quel tempo, a 16 anni. Mio padre fu così bravo e gentile da acquistarmi la moto a Febbraio, quando avevo 15 anni (16 li avrei compiuti ad Aprile), e mi prudevano le mani in attesa di quel tanto sognato “foglio rosa”. Andavo in giro con la mia Sintesi Sport e mi sentivo un pilota fino a quando lo diventai davvero nel 1991, partecipando al Campionato Italiano Sport Production».

Massimo Temporali impegnato a Varano con l'Aprilia
Massimo Temporali impegnato a Varano con l'Aprilia

Difficile immaginare al giorno d’oggi la classe 125 Sport Production, con centinaia di iscritti alle selettive. Sono cambiati i costumi e la nuova generazione di giovani non è più attratta dalle moto. Raccontaci allora la 125 SP e il tuo esordio.

«Ho debuttato a Varano de’ Melegari nel Maggio 1991 con l’Aprilia Sintesi Sport. Carena in VTR montata in fretta e furia, con tanto d’impronte di mani piene di grasso sui lati. Eravamo in oltre 150 partecipanti nelle selettive, riuscii ad entrare in finale ed arrivai 14° portando a casa due punti. A metà stagione mio padre mi regalò la Cagiva Mito “Mini Moke”, ovvero la versione Sport Production. La moto andava fortissimo, avevamo solo qualche problema a livello di messa a punto - era molto delicata di carburazione. Ho corso con la Mito dal 1991-1992 e 1993, ovvero i miei anni nella 125 Sport Production».

In questi anni sei riuscito ad entrare anche nel team Lucky Explorer di Claudio Lusuardi. Cosa voleva dire entrare sotto il suo tetto?

«Era uno dei team più ambiti: se volevi provare ad emergere dovevi essere seguito da un team valido e quello di Lusuardi era il più ricercato, quello a cui tutti aspiravano. Chi vive fuori dalla realtà dei paddock può pensare: “questo corre in Sport Production, ha un sacco di soldi alle spalle…”. Non è assolutamente la mia storia. Mio padre ha messo da parte per me e mia sorella la stessa cifra da utilizzare quando ci saremmo sposati. Mia sorella lo ha fatto, invece io li ho investiti tutti nei 3 anni di corse nella Sport Production!».

Come erano le Cagiva Mito di Claudio Lusuardi!?

«Riponevo grandissime speranze nel 1993, che sapevo essere il mio ultimo anno in Sport Production. All’inizio la mia Mito non era molto competitiva rispetto a quelle di Blaso e Rossi, che erano degli aerei! Addirittura a Monza la moto non voleva saperne di andare, avevo continuamente problemi. Me ne andai nel mio camper, singhiozzavo e ripensavo alle aspettative che avevo e alla brutta piega che aveva preso questo inizio di stagione. Claudio, uomo di poche ma mirate parole, entrò nel mio camper e mi disse: ”la prossima gara avrai una moto che sarà un aeroplano”. E così fu: a Monza, e poi a Varano, mi giocai il podio con Giugovaz, Locatelli, Blaso».

Max al Mugello sulla Cagiva del team Lusuardi
Max al Mugello sulla Cagiva del team Lusuardi

Puoi illustrarci il fenomeno della 125 SP in Italia? Due parole sulle famose selettive.

«L’Italia veniva divisa per zone: zona A per il Nord, zona B per il Centro, zona C per il Meridione e D per la Sicilia. La classe 125 veniva poi suddivisa in base all’età dei piloti tra Under ed Over 21. Le selettive facevano, appunto, la selezioni per le finali che erano inizialmente 3 per poi divenire 4. Pensa che nella mia zona (la A, ndr) nelle selettive eravamo in oltre 150! Si prendevano i primi 5 delle 5 batterie e poi scartavano il peggiore quinto. Chi ce la faceva entrava in finale. Ogni anno le moto si aggiornavano, con la medesima velocità con la quale oggi si aggiornano gli attuali smartphone».

Qual è dei tuoi avversari che ti ha impressionato di più?

«I manici erano tantissimi, eravamo tutti su un livello altissimo tanto che si creava il fenomeno del “pilota che meglio interpretava un dato circuito”. Ad esempio Roberto Locatelli a Monza era impressionante con la sua RS Extrema, entrava nelle varianti come una lama calda nel burro. A Varano c’era Vittoriano Guareschi, l’unico che riusciva a percorrere il tornantino di Varano prima del rettilineo in terza, mentre noi lo facevamo in seconda con i medesimi rapporti. Pensai: “se ci riesce lui, ci riesco anche io”. Provai a farla in terza ma la moto non ne voleva sapere di venire fuori dalla curva. Poi chiaramente c’era Valentino, allora quattordicenne, con cui abbiamo corso insieme da Lusuardi. Quello che mi impressionava di lui era la sua spensieratezza, si divertiva sempre! Se io arrivavo diciassettesimo avevo il muso per settimane, lui anche quando era a fondo classifica era felice perché gli bastava andare in moto e vivere l’esperienza. Cosa che lo contraddistingueva all’epoca come adesso che è VR46».

Temporali sedicenne in sella alla 125 stradale…quante ne combinavate?

«Il termine 125 lo accosto a quello di adolescenza, cavolate e spensieratezza. Dopo scuola mi trovavo da un mio amico, possessore della splendida Gilera SP01 e andavamo in una strada poco trafficata e sai qual era il nostro obiettivo? Toccare le pedane in curva! Passavamo intere giornate a farlo… e non eravamo certo gli unici!».

In collaborazione con 125stradali.com