Suzuki Day: una giornata al Cremona Circuit

Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Tantissimi intervenuti alla giornata dedicata al marchio di Hamamatsu. Un'occasione per incontrare Schwantz e Iannone, e per provare in pista le Suzuki più sportive
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
11 maggio 2018

Se non c’eravate non sapete cosa vi siete persi. Eravamo in 3.000 - si, perché c’eravamo anche noi, e abbiamo incontrato tanti di voi lettori - sabato 28 aprile al Cremona Circuit, dove Suzuki ha organizzato una giornata meravigliosa, e fortunatamente baciata dal sole, per tutti gli appassionati del marchio.

Un’organizzazione perfetta, con tante attività con cui vivere la propria passione Suzuki. Già vedere le tante Gamma, Gixxer di ogni cilindrata, e addirittura una GT 380 che affollavano paddock e pista era uno spettacolo da far brillare gli occhi. Tante special - da pista o meno - e tornare ad annusare il profumo dei due tempi dagli scarichi delle RG ed RGV presenti è stata un’emozione capace di riportarci indietro nel tempo.

Spettacolo ma anche esperienza, grazie ai Demo Ride che hanno portato in giro ben 132 motociclisti su strada e tanti altri in pista. I più giovani sulle GSX-R e GSX-S 125 e 250 nel kartodromo, i più esperti in circuito sulla GSX-R.

E poi Andrea Iannone e soprattutto Kevin Schwantz, ancora idolo degli appassionati, disponibile e felice di farsi abbracciare - a distanza da ben ventitré anni dal suo ritiro - dall’affetto del pubblico. E per noi, l’emozione di fare una manciata di giri di pista con lui. Che sarà anche un po’ invecchiato, ma va ancora come una fucilata, sempre con il suo incredibile stile “avvitato”. Vederlo da dietro, da vicino (ma non troppo, lo ammettiamo, perché tenergli dietro non è per niente facile - non per nulla qualche anno fa è salito sul podio della 8 ore di Suzuka) è stata l’emozione di una vita. E poi, abbiamo fatto con lui anche una bella chiacchierata che vi proporremo a breve.

Una giornata in cui ci siamo anche rinfrescati la memoria in merito alla gamma Suzuki stradale. Dopo qualche divertente giro sulle 125 in kartodromo, abbiamo riperiziato le GSX-R e GSX-S con qualche turno in circuito. Esperienza durante la quale, per inciso, abbiamo incontrato Davide Degli Esposti, l’istruttore della V-Strom Academy al debutto fra i cordoli. Lo stile è ancora un po’… fuoristradistico, ma il talento non ha confini, e si vede che Davide, con un po’ di allenamento, andrebbe fortissimo anche sull’asfalto.

Ma veniamo alle moto, perché l’estemporaneo confronto fra GSX (R, F, F-S e 750) ci ha dato modo di apprezzare le tante differenze, si, ma anche un certo DNA comune, perché se è vero com’è vero che destinazione d’uso e personalità dei quattro modelli sono molto diversi, alla guida si percepisce una sorta di patrimonio condiviso, forse dovuto alla filosofia di sviluppo Suzuki che abbiamo apprezzato, a suo tempo, durante la visita ad Hamamatsu. Vediamole, in breve, una per una. Nello stesso ordine in cui le abbiamo provate.

GSX-R 1000R

La Superbike Suzuki l’abbiamo provata bene l’anno passato in occasione della nostra comparativa a Le Castellet, ma averla a disposizione per due turni, in un circuito che conosciamo bene, ci ha aiutato a trovare qualche sfumatura in più - soprattutto per il sottoscritto, che preso dagli impegni di coordinamento della prova, al Paul Ricard alla fine aveva girato con il contagocce.

La Suzuki GSX-S1000R nella colorazione bianca
La Suzuki GSX-S1000R nella colorazione bianca

Relativamente accogliente per i canoni delle supersportive, la GSX-R 1000R è una delle maxi più accessibili. Facile da approcciare per chi ha il minimo sindacale di esperienza sulle sportive, la Gixxer offre subito una buona confidenza.

Agile, con un bel feeling sull’avantreno, la Suzukona ha però la sua carta vincente nel motore, che spinge come un dannato, può vantare una “schiena” pazzesca e un’erogazione dalla regolarità invidiabile soprattutto grazie al sistema di fasatura variabile SR-VVT, derivato da quello impiegato sulle MotoGP GSV-R e GSX-RR, che tra l’altro “rata” in staccata in maniera esaltante.

Parlando di staccata, c’è piaciuto un po’ di meno l’impianto frenante, che cede un po’ troppo in fretta alla stanchezza nell’uso in circuito (ma il problema si cura con poco…) mentre il cambio, con relativa assistenza elettronica, è letteralmente sublime sia in innesto che in scalata.

GSX-S 1000 e 1000F

La naked Suzuki fanno innamorare per la personalità del motore, corposo e potente ma mai intimidatorio, e per una posizione di guida che sa coniugare bene comodità e guida sportiva. Una volta tarato il polso all’effetto on-off in riapertura, che ad onor di cronaca in circuito disturba meno che su strada, ci si può iniziare a divertire grazie ad un propulsore che non soffre di grandi complessi rispetto a mezzi sulla carta più sportivi.

Suzuki GSX-S1000
Suzuki GSX-S1000

La ciclistica è sana, con tanta confidenza in ogni situazione. Se ben gommata (tutte le Suzuki che abbiamo provata calzavano Pirelli Diablo Supercorsa SC2) è facile arrivare a fresare pedane e cavalletti - appena scesi dalla GSX-R è stato necessario riparametrarsi un attimo - ma la cosa non fa che regalare gusto, senza perturbare un assetto eccellente. Unico elemento a cui fare attenzione: l’ABS, pensato ovviamente per l’uso stradale, che tende ad… allarmarsi un po’ troppo presto, causando qualche spavento al pilota.

La Suzuki GSX-S1000F
La Suzuki GSX-S1000F

Nessun problema: basta agire con più dolcezza sulla leva del freno e la GixS torna rassicurante e gustosa, pronta per un altro giro. Già, perché soprattutto nella versione semicarenata F (per evidenti motivi) la GSX-S stanca poco anche nell’uso in circuito, dove si rivela relativamente efficace ma soprattutto molto divertente. Fra naked e semicarenata? La prima è forse un po’ più agile, la seconda sicuramente più precisa sul veloce.

GSX-S 750

Last but not least, la piccola - se si può definire piccola una sette-e-mezzo - di casa Suzuki. La GSX-S è comoda, agilissima e con una bella posizione, accogliente e facile. Certo, le sospensioni sono sicuramente più morbide e meno controllate che sulle sorelle maggiori, e le pedane più basse ci portano a… firmare l’asfalto di Cremona un po’ in anticipo, ma sullo stretto la 750 è una belvetta.\

Va fatta girare un po’ più alto rispetto alle 1000, certo, ma volete mettere il gusto di far urlare il motore senza il costante timore di lanciare la moto in tribuna? E poi, più leggera e un po’ meno potente delle sorelle maggiori, rende anche la vita più facile ai freni, che qui non mollano un attimo. Se non ambite alla patente di superman e non dovete dimostrare niente al bar, ricaverete grandi soddisfazioni dalla piccola GixS.