Nico Cereghini: “I cannibali sono due, Márquez e Rea”

Nico Cereghini: “I cannibali sono due, Márquez e Rea”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Analogie e differenze tra i due dominatori della MotoGP e della SBK. Tanti successi, percentuali simili, stesso segno zodiacale. Uno ha vinto nettamente, l’altro ha saputo reagire dopo un avvio difficilissimo. Due cannibali che fanno tante vittime, a cominciare da…
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
29 ottobre 2019

Ciao a tutti! Domenica si è chiuso il mondiale SBK, alla MotoGP mancano soltanto due tappe e io vedo non uno ma due cannibali. Jonathan Rea e Marc Márquez si sono divisi i due massimi campionati e se li stanno divorando. Sono due fenomeni, chiaramente i più forti di polso e di testa, e guidano meglio di tutti. L’unico neo di tutta la faccenda è che non ci godremo la sfida diretta perché non si scontreranno mai: Marc ha ventisei anni e la MotoGP è il suo regno, Jonathan ha sei anni in più, sta troppo bene in SBK e alla MotoGP giustamente non ci pensa. Ormai… 

Vi propongo una specie di gioco, alla caccia delle analogie e delle differenze. Per cominciare, sono entrambi del segno dell’Acquario e per loro, mi sono informato, gli astrologi erano concordi nel pronosticare un 2019 così così. Qui di veri maghi, è evidente, ce ne sono soltanto due. Jonathan è della SBK il pilota più vittorioso di tutti i tempi con 88 successi, mentre Marc deve ancora pedalare: le sue vittorie in MotoGP sono già 55, ma deve scontrarsi contro due giganti assoluti del motociclismo. Ago e Rossi sono molto più avanti nelle classifiche della top class, e tuttavia raggiungibili.
 

Comune denominatore dei due è la Honda. Nel senso che Márquez è stato scelto fin da giovanissimo dalla Casa dell’ala e con quella domina, mentre per Rea la Honda è stato il primo amore, ma poi, lasciandolo dal 2015 per la Kawasaki, ha fatto l’affare della sua vita. Tanto che per approfondire un confronto sui numeri mi sembra giusto lasciar perdere i primi sei anni del campione SBK e le sue prime 15 vittorie: mi concentrerò sulle sue ultime cinque stagioni in verde. Cinque stagioni di SBK da una parte e sette stagioni di MotoGP dall’altra, cinque titoli mondiali su cinque per Rea, sei su sette per Marc. E percentuali molto vicine.

Le vittorie per Jonathan sono 73 su 140 partenze, ha vinto il 52,14 per cento delle volte; vittorie di Marc 55 su 125 gare, aggiudicate per il 44%. Giri veloci? Le percentuali sono analoghe: il primo ha 57 record in gara ed è stato il più rapido nel 40,7% delle occasioni; il secondo poco meglio: 55 come le vittorie anche i giri veloci di Marc, e quindi il valore è 44%. Marquez è più forte di Rea sulle pole position: è lui lo specialista del giro secco, con 52 pole (49,6%), contro le 19 (per il 13,6%).

Nella stagione 2019, che ancora non è terminata, le pole di Marc sono state 10 su 17 (58,8%) e quelle definitive di Jonathan 7 su 13 (53,8%); le vittorie del catalano sono già 11 (pari al 64,7%) mentre Rea ha vinto “solo” 17 volte con 37 partenze (45,9%). Nella SBK si fanno da quest’anno tre gare a week end (anche se c’è stata qualche cancellazione), e poi il pilota Kawasaki ha trovato in Bautista e nella Ducati un temibile rivale.

 

Ecco, è sulla concorrenza che le differenze si sono fatte sentire di più. Per il pilota della MotoGP le minacce sono rimaste tali soltanto sulla carta: la Ducati è cresciuta meno delle altre, la Suzuki e la Yamaha si sono fatte notare solo a sprazzi, il pilota più impegnativo alla fine è stato il rookie Quartararo. Invece nel campionato delle derivate è stata tutta un’altra faccenda, con la superDucati V4 che pareva irraggiungibile nelle mani del nuovo arrivato Bautista, poi annichilito dal campione.

Noto invece una curiosa analogia dentro i due box. Mi riferisco ai compagni di squadra, e da una parte vedo Leon Haslam che ha visto il podio in poche occasioni e il secondo gradino non lo ha mai calpestato; e dall’altra parte c’è Jorge Lorenzo, che è andato molto peggio, addirittura è precipitato nella crisi più nera. Si sapeva che con Marc sarebbe stata dura anche per un campione, pochi credevano davvero che sarebbe stato dream team, ma nessuno poteva immaginare un simile dramma. 

E’ soltanto un caso? La verità è che per questi due pericolosi “cannibali”, Marc e Jonathan, il cibo preferito è quello più a portata di mano. I manager lo sanno, di solito tentano di scegliere un secondo pilota che si noti poco, che resti un po’ appartato, non dia troppo fastidio, e poi provano a difenderlo dalle fauci del numero uno. Ma qualche volta, purtroppo, per una serie di sfortunate coincidenze, va diversamente. E allora ci sono delle vittime anche in casa. 

 

Nico - Piloti cannibali