Ride in the USA. SX 2018. Ad Atlanta torna la Triple Crown

Pietro Ambrosioni
  • di Pietro Ambrosioni
La gara di Atlanta, svoltasi nel nuovo e magnifico Mercedes Benz Stadium, ha visto il ritorno della formula Triple Crown e confermato i valori al vertice sia nella 450 che nella 250 East Coast
  • Pietro Ambrosioni
  • di Pietro Ambrosioni
7 marzo 2018
È sempre bello quando si corre in un nuovo stadio, e nel caso di sabato scorso, il debutto della nuova struttura di Atlanta non ha deluso le aspettative. Lo stadio è quello che ha sostituito il mitico Georgia Dome, dove gioca la squadra di Football Americano NFL dei Falcons: magnifico, con megaschermo a 360° visibile da ogni punto sugli spalti, e con un soffitto talmente alto da far sembrare il campo sottostante più piccolo del solito.
Atlanta ha visto anche il ritorno della formula Triple Crown, che quest'anno aveva debuttato ad Anaheim 2 e che rivedremo tra poco più di un mese a Minneapolis.

Se da un lato si sono confermati i piloti al vertice in entrambe le classi, dall'altro è continuato il trend degli infortuni: il francese Dylan Ferrandis è stato la vittima illustre nella 250, con una brutta caduta sul triplo centrale e conseguente frattura di un braccio e probabile mascella, inclusa la perdita di qualche dente. Nella 450 i piloti che hanno assaggiato il terreno duramente sono stati Weston Peick (anche lui sullo stesso triplo), Blake Baggett (probabile frattura del polso già infortunato) e Justin Hill, che sta correndo qualche gara sulla 450 in attesa che riprenda il campionato 250 della Costa Ovest.

Proprio Hill mi aveva detto, il venerdì precedente alla gara: "Bisogna fare qualcosa per limitare gli infortuni. Le cadute ci saranno sempre, ma bisogna fare in modo che le conseguenze siano meno gravi. Bisogna diminuire la velocità sul giro, che creando molta inerzia è la causa numero uno degli infortuni. Poi bisognerebbe studiare meglio le sezioni ritmiche: quelle molto tecniche vanno bene per ridurre la velocità e per separare i piloti migliori dal resto del gruppo, ma secondo me dovrebbero essere separate dai tripli. E se proprio devono mettere delle ritmiche assieme ai tripli, almeno che le inseriscano dopo e non prima: se per qualche motivo ti sbilanci o perdi velocità per fare il triplo finisce come è successo a Barcia a Dallas, ovvero salti corto e qualcuno ti atterra addosso. Le situazioni più pericolose si creano al primo giro, quando il gruppo è compatto e ci sono molti contatti. Basta un errore per cadere, e le conseguenze sono gravi. In particolare non mi piace quando devi fare triplo-triplo al primo giro: credo che nessun pilota si senta a suo agio in quel momento". Tra l'altro non dimentichiamo che alla lista degli infortunati va aggiunto l'ufficiale Honda Cole Seely, che si è procurato una frattura del bacino nella gara di Tampa la settimana scorsa.
 
Per quanto riguarda la Triple Crown, invece, i pareri tra i piloti restano discordanti. "Non sono un fan" ha dichiarato Tomac. "Non c'è nemmeno il tempo di respirare tra una finale e l'altra" ha dichiarato Forkner. "Ritmo troppo serrato, io tra un Main Event e l'altro non sono nemmeno tornato ai box, sono rimasto a bordo pista per non perdere la concentrazione" ha infine detto Anderson.
 
Resta il fatto che la gara di Atlanta è sembrata meno caotica di quella di Anaheim 2, vuoi perchè il formato era più familiare per tutti e vuoi perchè la pista era molto più tecnica, e ha separato maggiormente i valori in campo. Personalmente, lo ripeto, preferirei una formula dove per ogni finale si assegnasse il punteggio pieno, in modo da dare la possibilità a chi è indietro in campionato di fare un bel bottino di punti in un colpo solo. Inoltre credo che il pubblico allo stadio faccia fatica a seguire chi effettivamente sia in grado di vincere: nella 250, ad esempio, Forkner ha vinto la combinata pur non avendo vinto nemmeno una delle tre finali, esattamente lo scenario che aveva previsto Reed dopo A2 e che sinceramente non è il massimo per lo spettacolo.
 
Per quanto riguarda la 450, sabato sera abbiamo avuto la conferma che sarà molto difficile battere Jason Anderson, a meno che la sfortuna si abbatta anche su di lui. La sua prova della maturità è arrivata nella finale numero 3, quando ha lottato nelle prime posizioni, ma una volta capito che comunque aveva la vittoria in tasca, ha preferito controllare ed intascare gli ennesimi punti pesanti, questa volta a bottino pieno.

Il suo avversario numero 1 è adesso Musquin, che però è distaccato di ben 42 punti. Tra i due ormai non corre più buon sangue e, tanto per vedere se riuscivo a capire di più, ho fatto la domanda "pesante" direttamente al pilota francese della KTM: "Marvin - gli ho chiesto venerdì al Press Day - questa rivalità con Anderson è reale, nel senso che i rapporti sono tesi, oppure sono i media ad esagerare le cose?". E lui, con un tono gelido, mi ha risposto: "Tutto è iniziato quando Jason ha chiesto di non essere più in pista assieme a me durante gli allenamenti (i due, come forse già sapete, fanno entrambi parte del programma di Aldon Baker in Florida, dunque si allenano presso la stessa struttura - Nda). Comunque per me non fa differenza, il problema è suo. Io continuo ad allenarmi con Osborne e gli altri ragazzi e penso solo a fare quello che devo".

Musquin ha vinto la terza ed ultima finale della serata, e nella combinata è arrivato secondo. Dietro a lui si è piazzato Eli Tomac, che ha pagato una serie di risultati meno convincenti del solito. La bagarre della prima finale - bellissima - lo ha visto protagonista ma non ha pagato dividendi, visto che Eli ha chiuso solo quinto. Un terzo ed un secondo piazzamento nelle due successive finali non gli hanno poi permesso di conquistare il gradino più alto del podio.

Sempre a proposito della prima finale (se ve la siete persa andatevela subito a vedere) devo ammettere che è stata una delle più belle viste quest'anno. Alla fine l'ha spuntata Justin Brayton, che nei primi giri ha rilevato Christin Craig in testa e ha lottato come un leone per difendersi dagli attacchi di Anderson. Con un po' di mestiere - accumulato negli anni passati nell'Arenacross dove la lotta è sempre all'ultimo sangue - e con tanto gas, Brayton ha finalmente vinto un Main Event nel Supercross, cosa che non era mai riuscito ad fare nemmeno quando era in sella alle Honda o alle Yamaha Factory.
Una nota positiva arriva anche dal già menzionato Christian Craig, che ad Atlanta è salito sulla Honda HRC lasciata vacante da Seely: per lui eccellenti partenze e una buona velocità, ma forse avrà bisogno di più tempo per adattarsi alla classe regina, se non in termini di moto certamente in termini di ritmo di gara e talento e malizia degli avversari.
Per chiudere voglio sottolineare le prestazioni in crescendo di Cooper Webb, che senza la presenza scomoda di Barcia nel box sembra aver ritrovato la forma del 2017. Ad Atlanta ha fatto furore nelle ultime due finali, dove ha mostrato di poter anche vincere: teniamolo d'occhio da qui a fine campionato.
 
Nella 250, come detto, si sono confermati i valori in campo, ovvero quanto visto a Dallas e Tampa. La gara è andata a Forkner grazie ad un punteggio migliore in combinata e pur non essendo riuscito a vincere nemmeno una finale. Va però detto che il pilota Pro Circuit Kawasaki nel secondo Main Event, che ha perso all'ultimo giro per mano del compagno di squadra Martin Davalos, ha corso senza il freno posteriore. Gli si è infatti tranciato il tubo in un contatto con i blocchi di protezione a lato pista a metà gara, per cui ha corso fino alla fine con il solo freno anteriore. Il guasto tecnico è importante, e va segnalato anche in funzione di quello che poi si è visto in quella manche e che farà discutere a lungo: in molte occasioni è infatti sembrato che Austin, al comando, abbia deliberatamente tagliato in volo di fronte a Osborne, che sembrava pronto a passarlo. È una pratica pericolosissima, e sanzionata dalla AMA quando diventa ovvia. Non so se la TV lo abbia fatto vedere, ma il meccanico di Osborne ha trattenuto e calmato Zach a fine gara, perchè l'ufficiale Husqvarna sembrava pronto a spiegare "a modo suo" un paio di concetti all'avversario della Kawasaki. Comunque il duello in pista è finito con la caduta di Osborne, avvenuta a seguito di un contatto tra i due sul tornantino a sinistra centrale. Forkner dice che in quell'occasione stava per cadere anche lui in quanto era senza freno e completamente fuori controllo, Osborne invece ha commentato in modo lapidario: "Non ho ancora visto i video dell'accaduto quindi non so esattamente cosa sia successo. Mi limito a dire che è stata una circostanza sfortunata".
 
Vedremo come si evolverà questa faida tra Osborne e il Team Pro Circuit, iniziata l'anno scorso a Las Vegas con il famoso sorpasso/contatto che è valso a Zach il primo titolo ai danni (è proprio il caso di dirlo) di Savatgy e del Team Pro Circuit.
Terzo sul podio di Atlanta è salito Jordon Smith, rivelazione di questo campionato in sella alla KTM Troy Lee Designs, che avrebbe potuto anche vincere se non fosse caduto nella terza finale dopo un contatto con l'altro astro nascente della categoria, il pilota Honda GEICO RJ Hampshire.

Per la cronaca, la terza ed ultima finale della 250 è stata vinta in modo convincente da Jeremy Martin, che ha ritrovato la forma ideale proprio alla vigilia di Daytona, la sua gara preferita.